Economia circolare: “Scambiare vestiti per cambiare mentalità”, ai Giardini Luzzati lo swap party dei ragazzi delle scuole superiori genovesi

Contenuto

Articolo del
24/04/2024
Vestiti appesi prima di essere scambiati dai ragazzi

Questa mattina ultimo appuntamento con il progetto “Tusaicheioso… Scangemmu” a cura del CEA, il Centro di Educazione Ambientale del Comune di Genova

Prevenire lo spreco del materiale tessile e il suo riuso, attraverso una serie di attività di educazione e sensibilizzazione ambientale rivolte a 280 tra ragazzi e ragazze delle scuole superiori di secondo grado genovesi.

 

È l’obiettivo di una delle Linee di azione di “Tusaicheioso… Scangemmu”, il progetto realizzato dal CEA, il Centro di Educazione Ambientale del Comune di Genova e finanziato da Regione Liguria che questa mattina ha visto svolgersi, presso i Giardini Luzzati, lo Swap Party, l’incontro finale con lo scambio di vestiti e accessori tra studenti e studentesse dell’Istituto commerciale Jacopo Ruffini e del Liceo artistico Klee Barabino.

 

Il progetto, mirato alla promozione dell’economia circolare, alla riduzione del consumo di plastica e al contrasto dei rifiuti marini, in continuità con le attività avviate lo scorso anno dal CEA con il progetto "Iosochetusai", ha riguardato quest’anno anche la prevenzione allo spreco del materiale tessile e il suo riuso, coinvolgendo complessivamente quasi 300 giovani genovesi.

 

Il percorso ha previsto un primo incontro di sensibilizzazione nelle classi sulle tematiche inerenti il cosiddetto “Fast Fashion”, con particolare attenzione agli aspetti ambientali e alle problematiche riguardanti la violazione dei diritti umani, attraverso la presentazione di schede di approfondimento sui “lati oscuri” della moda, sulla nascita e la diffusione del fenomeno dell’usa e getta e sui danni che ne derivano. L’incontro è stato curato dagli operatori ambientali della cooperativa Dafne Impresa sociale.

 

In un secondo momento, mediante la collaborazione attivata con Humana People to People Italia Onlus, che gestisce i raccoglitori di indumenti usati diffusi nel territorio comunale, sono stati svolti complessivamente 13 laboratori di riuso creativo nelle singole classi. Da una vecchia maglietta è stata ricavata una borsa della spesa, esempio pratico per trasmettere il concetto che i tessuti hanno un valore troppo elevato per poterli sprecare e che possono essere riutilizzati grazie anche alla creatività dei singoli.

 

L’evento finale è consistito nello Swap Party, organizzato nella splendida cornice dei Giardini Luzzati, con l’allestimento curato sempre dagli operatori di Coop Dafne Impresa sociale, dove studenti e docenti delle scuole partecipanti hanno potuto portare un massimo di 3 capi di vestiario/accessori a testa, da poter scambiare con altri al fine di prolungare la vita degli oggetti usati, promuovendo l’economia circolare e valorizzando ulteriormente le materie prime impiegate.

 

La mattinata è stata molto intensa e ravvivata dagli interventi di studenti e docenti che hanno espresso alcune loro riflessioni sul lavoro svolto, particolarmente apprezzato per lo spunto innovativo e le problematiche connesse che i giovani adolescenti vivono in prima persona.

 

Bastano pochi numeri per spiegare i danni ambientali prodotti dal fenomeno del Fast Fashion, il settore di abbigliamento che realizza e mette in commercio abiti di qualità a prezzi ridotti, con una modalità di produzione insostenibile dal punto di vista ambientale e sociale.

 

Infatti, secondo l’Agenzia europea dell’ambiente (Aea), il Fast Fashion è responsabile a livello globale di più del 20% dell’inquinamento delle acque dolci; produce più di un miliardo di tonnellate l’anno di gas serra immessi in atmosfera, contribuendo al riscaldamento globale; e sempre ogni anno contribuisce, attraverso il lavaggio delle fibre sintetiche, allo scarico in mare di più di mezzo milione di tonnellate di microplastiche.

 

Inoltre, sempre secondo i dati Aea, nel 2020 il consumo medio di prodotti tessili per persona nell’Unione Europea è stato di 400 mq di terreno, 9 metri cubi di acqua e 391 kg di materie prime, con una carbon footprint – impronta carbonica – di circa 270 chilogrammi a testa.

 

Infine, per la produzione di una maglietta e un paio di jeans, si stimano un utilizzo medio di 10.000 litri di acqua e mediamente, per ogni chilo di vestiti immessi sul mercato, l’industria della “moda veloce” impiega 466 grammi di prodotti chimici.

 

“Non dobbiamo cambiare solo il look: dobbiamo cambiare le nostre abitudini” è lo slogan finale del progetto “Tusaicheioso… Scangemmu”, una delle numerose attività svolte dal Cea del Comune di Genova che ha l’obiettivo di promuovere percorsi educativi, informativi e formativi per lo sviluppo sostenibile, indirizzati a scuole, cittadini, associazioni, soggetti pubblici e privati.

Ultimo aggiornamento: 24/04/2024